Una guida alle farfalle della provincia di Siracusa

Lo studioso dilettante che con ingenua curiosità si avvicina per la prima volta all'affascinante mondo delle farfalle, come anche l'entomologo professionista, si trovano a fare i conti con un importante difetto di fondo che accomuna tutti i testi, specialistici e non, dedicati all'argomento: per quanto possano essere descritte ed elencate tutte le specie di una determinata area geografica, le mappe relative alla loro distribuzione all'interno di quell'area mancano di precisione, talvolta ignorando i limiti esatti di occorrenza dei Lepidotteri in ambienti distinti di una stessa regione zoogeografica.
Accade così che, ad esclusione di alcune specie di Lepidotteri che, in quanto rappresentanti particolari casi di endemismo, sono tanto conosciute da vantare mappe distribuzionali sufficientemente precise (immaginiamo, solo per fare un esempio, una mappa che mostri la distribuzione di Papilio hospiton, facile da rappresentare in quanto limitata alle isole di Corsica e Sardegna), di molte farfalle si attesta l'occorrenza all'interno di un'intera ecozona, quando invece nella stessa la specie è distribuita a macchia di leopardo, risultando introvabile in alcuni ambienti e comune in altri.
Alcuni mesi fa, sul forum entomologiitaliani.net, ho esposto un quesito che mi pongo da tempo: la domanda riguarda l'esistenza o meno di aree dove, a tutt'oggi, nessun ricercatore sia passato per verificare le specie di insetti presenti. Il quesito si spinge ad ipotizzare la presenza di endemismi proprio in quelle eventuali aree non ancora esplorate, anche se esse si trovano all'interno di ecozone ben conosciute. Una serie di risposte interessanti, che hanno aumentato la mia voglia di conoscere più a fondo il mondo che mi circonda, era immaginabile: «Mettiamola così: mai dire mai (soprattutto in scienze biologiche in senso lato)» ha risposto l'utente aug (mi limito a menzionare solo i nickname degli utenti del forum per rispetto della loro privacy), che ha sottolineato come, a suo avviso, «per ragionevolmente sospettare la possibilità di una presenza di endemismi ci vorrebbero delle buone ragioni bio-geografiche (isolamento, storia geologica etc.) o la sussistenza di ambienti particolari (presenza di specie vegetali "strane"). Se veramente nessuno ha cercato in passato, o non ci sono registrazioni, sarebbe un'ottima ragione per cominciarlo, uno studio...».
L'argomento, presto, ha attirato l'attenzione di molti utenti: Glaphyrus ha spiegato che «non basta passare una volta, e nemmeno 100 in un posto per essere sicuri di aver trovato tutte le specie che ci vivono. Infatti anche in Italia, nonostante la lunga tradizione entomologica professionale e amatoriale, si continuano a descrivere nuove specie di insetti del nostro territorio, qualche volta anche da posti intensamente sottoposti a ricerche precedenti». In questo senso, Notoxus59 ha riportato una interessante testimonianza personale: «Pensa che quando nel Giugno del 2003 ho trovato una nuova specie di Carabidae, il Platyderus Magrinii, che è una bestia di 7mm, quindi non piccola, in un posto studiato, censito, battuto da tutti da almeno 150 anni (chi non ci è mai stato alzi la mano), il Blockhaus sulla Majella, non ci volevo credere, ma sai perché l'ho trovato? Ero nel posto giusto nel periodo giusto ma in condizioni che non si presentano spesso e molte volte quando accadono chi è lì se ne va».
Interessante, a conclusione del discorso, l'intervento di Velvet Ant, amministratore del forum, che ha osservato come la mia zona geografica non sia mai stata oggetto di indagini approfondite e non rientri nelle località classiche presenti costantemente nella letteratura entomologica siciliana. Questo perché, fra gli entomologi siciliani del passato e del presente, nessuno è vissuto in quell'area o in località limitrofe. E solo chi risiede in un territorio può riuscire, nel tempo, a delineare un quadro dell'entomofauna presente, anche se limitatatamente al gruppo di cui si occupa. Velvet Ant ha poi fornito particolari spunti per approfondimenti futuri, come il dato che nel 1843 soggiornò, nelle province orientali della Sicilia, il lepidotterologo tedesco Philipp Christoph Zeller (1808-1883), che avrebbe pubblicato i risultati delle proprie ricerche nel 1847 e nel 1854, descrivendo nuove forme di Ropaloceri ed Eteroceri. Questi materiali sono oggi al British Museum (N. H.) di Londra.
Vi fu anche un entomologo che visse in provincia di Ragusa (forse l'unico) e che pubblicò un unico contributo contenente i risultati di alcune osservazioni entomologiche sulle pagine de Il Naturalista Siciliano. Si tratta del Professor Vincenzo Assenza. Di lui sappiamo solo che viveva a Scicli, in provincia di Ragusa, e che dovette riuscire a radunare una piccola collezione con reperti dell’entomofauna di quei territori. Nel suo lavoro del 1891, Materiali per una fauna Entomologica dei dintorni di Noto (Siracusa). Catalogo metodico, rimasto peraltro incompleto, si occupò di descrivere la fauna entomologica dei dintorni di Noto, riportando un elenco di 444 specie appartenenti agli Ordini dei Coleotteri, Imenotteri, Lepidotteri, Ortotteri ed Emitteri.
In epoca più recente risultano altri contributi più o meno specifici sulle aree limitrofe, come il lavoro di Rizzo M.C. e Migliore L., I macroinvertebrati come indicatori ecologici nel mappaggio di qualità del Fiume Anapo (Siracusa, Sicilia), del 1992; oppure Osservazioni preliminari sulla macrolepidotterofauna della Riserva Naturale di Vendicari (Siracusa) di Parenzan P., 1998.
Essere nel posto giusto al momento giusto, cercare senza dare mai niente per scontato, affidarsi alla fortuna del caso e documentarsi sui pochi studiosi che hanno solcato la terra della Sicilia sudorientale alla ricerca delle sue meraviglie: da una singola domanda, piuttosto che ottenere una sola risposta, mi sono trovato a fronteggiare una moltitudine di quesiti. Ma questo non ha fatto altro che aumentare il mio desiderio di andare avanti, e conoscere il più a fondo possibile la lepidotterofauna della provincia di Siracusa.

Questo sito nasce proprio dall'intento di raccogliere la sfida: osservare, studiare le farfalle diurne della mia zona, i Ropaloceri, e stilare un censimento dal valore scientifico che attesti la presenza di alcune specie della più ampia lepidotterofauna europea. Si scoprirà così che alcune farfalle, la cui presenza in Sicilia è data per certa, non sono presenti nell'area da noi studiata. E, se il caso o l'impegno profuso lo vorranno, forse la fortuna ricompenserà il lavoro con gradite sorprese.

Nella foto, in alto a sinistra: Limenitis reducta Staudinger, 1901, rinvenuta nella Riserva naturale di Cavagrande del Cassibile il 2 settembre 2009. Nelle zone limitrofe la specie è quasi assente.